Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
- Francesca M. Pedullà
- 4 ott 2014
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È nel Cantico delle Creature, composto nel favoloso complesso di S. Damiano, che scopriamo la modernità del santo di Assisi. San Francesco, figlio di un mercante di stoffe, è colui che compie la prima rivoluzione del primo millennio: riscopre la natura e con questo l'uomo e e il contesto in cui si muove, come scaturigine della relazione di causa effetto con lo spazio. È colui che insieme a s. Bernardo, porrà le prime pietre del Rinascimento. Dopo molti secoli, il santo poverello è il primo a rivelare all'uomo quel suo essere parte di un creato benigno, specchio di Dio. Rielegge un tipo di antropomorfismo religioso, di radice classica. È una vera novità nel panorama del Medioevo spirituale, rivolto unicamente alla vita ultraterrena. Il santo rimette a terra i piedi dell'umanità e, da figlio della borghesia emergente, è conscio del contesto in cui vive. A suo fianco è s. Chiara, la prima a fondare un ordine femminile, dopo secoli di monachesimo regolato dagli uomini. Gli effetti benefici di questa rivoluzione umana sono splendidamente tradotti dal giovanissimo Giotto nelle Storie di s. Francesco, affrescate nella basilica superiore di Assisi. Qui a governare lo svolgersi delle scene è un pathos crescente, in cui uomo e natura sono uniti alla storia. Così nella prodigiosa "Predica agli uccelli", proferita per tradizione lungo la strada verso Bevagna, il pittore fiorentino dipingerà l'albero benignamente rivolto verso Francesco, quasi a dirigere lo zampettare degli uccelli verso il santo che li ascolta accogliendone i bisogni. E quando la storia incontra l'uomo e parla di contesto, Giotto assurge all'apice della sua prima produzione, creando l'ascendente canto dei monaci in contemplazione del bambinello, nel "Presepe di Greccio". In questo affresco l'architettura è spazio reale, quasi contenitore spaziale a protezione dell'intimità del momento. Lo spazio riconquistato, quello spazio immanente della classicità, ma assolutamente lontano dalla spiritualità medioevale, emerge mostrando quella acquisizione sensoriale del trapassare dei piani che solo la rinascita dei commerci poteva riportare in auge. Francesco, figlio di commerciate che viaggiava in Europa conosceva i tempi del percorrere degli spazi, nell'attesa del ritorno del suo padre. Allora s. Francesco può a buon titolo essere considerato l'incipit della nostra storia moderna, di quel molteplice che quotidianamente dipinge il nostro vissuto.