Ti parlo di Roma Oggi vi portiamo alla Galleria Borghese, per parlarvi del Ratto di Proserpina
Oggi vi portiamo alla Galleria Borghese, per parlarvi del Ratto di Proserpina, un capolavoro straordinario eseguito nel 1621, dal poco più che ventenne Bernini. L’opera narra della figlia di Giove e Cerere rapita da Plutone e obbligata a entrare nell’Ade per sposarsi con il re degli Inferi. Il dolore di Cerere per la scomparsa dell’amata figlia fu causa di una terribile carestia, vera calamità per tutti gli uomini. Il padre degli dèi e Mercurio si adoperarono al fine di trovare una soluzione alla catastrofe e con buona pace delle parti, si convenne che Proserpina avrebbe trascorso sei mesi con la madre, favorendo l’abbondanza dei raccolti e sei mesi nell’Ade con Plutone.
Bernini cattura il momento cruciale della storia, la lotta impari fra la fanciulla e il dio. I due corpi originano forze opposte, un nodo di andamento spiraliforme e ascensionale, reso ancora più intenso dalla poderosa presa del dio che stringe con forza il corpo della fanciulla che in lacrime, tenta disperatamente di allontanare da sé il volto del suo stupratore da cui, gioco forza, è impossibilitata a fuggire. Bernini ci fa sentire la velocità dell’incedere di Plutone, la sua arroganza evidenziata dallo sguardo trionfante e deciso a compiere fino in fondo la sua empiezza, portando Proserpina oltre le soglie dell’Ade, simboleggiato dalla presenza di Cerbero.
La composizione si snoda dunque nel tempo, in una sequenza che dal rapimento conduce all’arrivo della sventurata nella casa del “crudele Dite”. Nell’opera si osserva l’abilità di Bernini di trasformare il marmo in qualcosa di duttile e malleabile sotto la sua forza compositiva. E di composizioni si parla quando si tratta delle opere di Bernini, in considerazione della pratica di riunire più parti desunte dallo stesso blocco di marmo, in una unità cangevole per luci e superfici. Ecco che la morbidezza dell’epidermide dalla giovane fanciulla contrasta con la scabrosità del pelo di Cerbero e l’opacità ruvida del suolo calpestato dal dio. Questa qualità delle superfici marmoree di Bernini lascia estasiati, soprattutto in considerazione della giovane età dell’artista e ci rende partecipi del miracolo della scultura Barocca di cui Gian Lorenzo rimane uno degli scultori più straordinari.
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