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Il ciclo di affreschi medievali del Santuario della Madonna di Ceri.



Oggi ti parlo di un posto meraviglioso che ho scoperto per caso. Si tratta del Santuario della Madonna al centro di Ceri, un borgo delizioso a nord di Roma, eretto sulla sommità di un masso tufaceo.

Il Santuario conserva parte di un ciclo pittorico dell’XI secolo unico nel suo genere. Di questo ciclo sopravvivono solo gli affreschi che decorano la parete destra della navata centrale e di questi purtroppo alcuni sono lacunosi.

La decorazione si articola su quattro registri dove si succedono le storie della Genesi, le storie di Giuseppe e Mosè e le storie del Nuovo Testamento unite a rappresentazioni di santi e dei loro miracoli.

Del quarto registro rimane pochissimo, ma ciò che si vede suscita meraviglia per l’unicità dei soggetti: una scena di genere dentro una norcineria e una scena di cui rimane poco, con dei demoni neri dalle ali rosse. Lo stile degli affreschi rimanda alle vicende dei santi Alessio e Clemente della chiesa inferiore di San Clemente a Roma. La storia è infatti raccontata in modo fluido, coniugando spazialità e sintatticità che preludono alla grande rivoluzione che a breve avrebbe investito l’arte occidentale. Esempio di quanto detto sono diversi episodi fra cui quello che raffigura Giuseppe con i fratelli al pozzo in cui tutti i personaggi, compresi gli Ismaeliti, partecipano al dramma convergendo al centro della scena dove si sviluppa il punto nodale dell’episodio. Similmente si può dire del Sacrificio di Isacco ricco di un pathos assente da secoli nell’arte occidentale. Le figure esprimono la loro esemplarità fatta di atti, come San Silvestro colto mentre sconfigge il drago nascosto nel Foro Romano.

Motore primo di tale rivoluzione culturale è la figura di Ildebrando di Soana che nella seconda metà dell’ XI secolo scosse l’Europa con il Dictatus Papae, incipit di un rinnovato potere spirituale, primo e inalienabile davanti al potere terreno dell’imperatore. La pittura arma della politica papale, divenne mezzo efficace per sottrarre accoliti alla fazione imperiale.

Questi affreschi son dunque exempla utili a portare la voce del papa a quanti dovevano abbracciarne il programma assolutistico.

La scena di genere con il norcino immerso nella sua bottega con la famiglia, sbalordisce infine per l’immediatezza del linguaggio che rivela la volontà di creare un colloquio con i fedeli con cui l’affresco si trova vis a vis. Analogamente, i demoni dalle ali angeliche e dalla coda attorcigliata rimangono a memento della punizione divina per quanti avverseranno il primato del potere secolare.

Il ciclo va inserito in un contesto particolare: la Tuscia dove nacque Ildebrando di Soana, al secolo Gregorio VII. La presenza degli affreschi è dunque un atto di solidarietà dei signori del luogo al papa e suggellano l’unione della cittadinanza al potere del vescovo di Roma.


Rimango davanti a queste scene con occhi increduli, penso di aver passato un’ora a parlare con quei personaggi e a scrutarne gli atti. Un documento meraviglioso di quella pittura medievale ancora troppo poco conosciuta, ma unica nel suo discorrere ed esemplificare quanto fragile la natura umana sia.


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