L'unità di Italia in Vaticano: la Galleria delle Mappe Geografiche
Sembra incredibile, ma la prima rappresentazione dell'Italia unita si ha in Vaticano e si trova nella terza sezione del corridoio che porta all'insieme di edifici prossimi alla basilica di S. Pietro.
La Galleria delle Mappe Geografiche è fra le creazioni più innovative del palazzo papale e nel percorrerla il visitatore non può esimersi dall'immergersi in quell'infinito tappeto di paesaggi che suscitano curiosità e stupore. L'imponente opera che si sviluppa lungo 120 metri di corridoio è stata costruita per volere di Papa Gregorio XIII fra il 1578 e il 1580 da Ottaviano Mascherino e decorata entro il 1581 da artisti della considerevole portata di Girolamo Muziano, Cesare Nebbia, i due fratelli fiamminghi Mattia e Paolo Bril, e da Giovanni Antonio Vanosino impegnato nella riproduzione delle mappe. Lungo le pareti della Galleria sono rappresentate le regioni d'Italia in modo ordinato secondo un percorso che iniziando dagli appartamenti papali, percorre i territori da Nord a Sud, avendo alla destra le coste bagnate dal Tirreno e alla sinistra quelle che sia affacciano sull'Adriatico. Le isole maggiori e minori e le regioni extraterritoriali sono al termine del corridoio. Ogni mappa è poi un mondo di suggestioni e di emozioni per chi osserva alla ricerca di laghi, fiumi, boschi, strade, città, chiese, castelli e diocesi di cui oggi rimangono ancora la vestigia ed il ricordo. Nella volta, incorniciate da stucchi bianchi e dorati, sono rappresentate le storie bibliche e quelle dei santi i cui miracoli hanno avuto svolgimento nelle regioni sottostanti. Ogni elemento è legato agli altri in una sorta di filo conduttore storico, agiografico e scientifico, così che tutta l'opera sembra un'erudita esposizione sulla nostra bella terra italiana. Ma chi ha ideato tutto questo splendore? Se il motore primo di tutta l'opera è Greogorio XIII, il progetto delle mappe è dovuto ad una personalità di altissimo spicco: il cosmografo Egnazio Danti, monaco agostiniano di origini perugine, molto apprezzato da Cosimo I e eletto da Ugo Boncompagni membro della commissione per il nuovo calendario. E' a lui che dobbiamo la rappresentazione dei territori raffigurati, dove riconosciamo il metodo di lavoro e la riduzione in scala riportata sotto la denominazione di "Passus geometrici communes", presente ai piedi di ogni mappa. Nella carta delle Marche c'è una scena graziosissima che ritrae due putti alle prese con una scimmietta dispettosa che sta rubando da un altare sacrificale gli strumenti del geografo.
Eppure, nonostante il lavoro meticoloso non tutto è così scientifico e la visione del territorio a volte non è quella a cui siamo abituati. Le mappe capovolte (come quelle delle Isole maggiori) rendono evidente come vi sia un punto di vista prescelto. In fine la mappa del territorio di S. Pietro non è in scala, rappresentando il dominio di un potere non commensurabile, fosse solo per la sua oggettiva estensione. La mappa di Roma compare più volte, ma la rappresentazione più bella è quella che ci restituisce la città come appariva nel XVI secolo, in bilico fra eredità classica e cristianesimo, ancora non divorata dal modernismo. E' qui che amiamo soffermarci per riconoscere i vari edifici sopravvissuti e non, per passeggiare nel passato e rapportarla ai nostri tempi. Come quella di Roma, anche le mappe di Venezia, di Napoli e di Firenze catturano la nostra attenzione per il dettaglio e la precisione. Così passeggiando per la Galleria delle Mappe ci sembra possibile attraversare questo nostro Bel Paese in un istante, più veloci di ogni mezzo di moderna invenzione e in un modo senz'altro più economico ed ecologico e tutto questo grazie a due uomini ingegnosi: Gregorio XIII e Egnazio Danti.