Un tuffo nella storia dell’acqua a Roma
Se c’è una caratteristica di Roma di cui i romani vanno fieri, è senza ombra di dubbio la copiosità dell’acqua cantata quotidianamente dalle molte fontane e fontanelle che deliziano gli occhi dei passanti e dissetano le gole di quanti cercano refrigerio in un sorso zampillante dagli storici nasoni. Tale profluvio di acqua è da sempre stato un tratto distintivo della nostra bella città, almeno dal 312 a.C., quando è stato costruito il primo di una lunga serie di acquedotti eretti al fine di garantire l’approvvigionamento di fontane pubbliche e monumentali, terme pubbliche, naumachie e laghi artificiali. Di queste opere architettoniche rimangono a Roma le imponenti arcate degli acquedotti prevalentemente visibili lungo l’Appia Antica e gli altissimi pilastri, il sistema di vasche e le cisterne delle terme imperiali quali quelle di Caracalla e di Diocleziano. Al glorioso passato romano fa eco l’incredibile abbondanza di fontane monumentali fatte erigere in epoca moderna dai papi. Esempio meraviglioso è la Fontana di Trevi progettata a metà del XVIII sec. da Nicola Salvi a celebrazione dei restauri dell’Acquedotto dell’Acqua
Vergine. La bella Mostra si staglia sulla facciata di Palazzo Poli, come un arco trionfale a sottolineare il successo dell’impresa ingegneristica che ha coinvolto nei secoli molti papi. Qui il passato si fonde con la storia recente, i rilievi al di sopra della Salubrità e dell’Abbondanza ricordano la leggenda legata alla realizzazione augustea dell’acquedotto Vergine, mentre al di sopra delle Allegorie centrali campeggiano i nomi dei papi che hanno portato a compimento la Fontana. E’ il tripudio dell’acqua annunciato dalla figura di Oceano e dai suoi tritoni reali a cavallo dei mari. La superba bellezza della mostra ha determinato il nascere di molteplici leggende di cui la più famosa è quella delle tre monete nella fontana per coloro che desiderano ritornare a Roma, tradizione che ha avuto larga diffusione dopo l’uscita del film “Tre soldi nella fontana” di J Negulesco. L’impianto barocco dell’opera ha ispirato la scena di un altro celebre film “La Dolce vita” di F. Fellini, in cui Marcello Mastroianni e Anita Ekberg entrano nella fontana come ninfa e tritone redivivi.
Questa sensualità, quasi carnale, come la bellezza seminuda della Ekberg, Venere fra le acque, si unisce alla storia, al passato della nostra città generando stupore e rispetto. Questa è Roma impreziosita da secoli di arte e cultura, generosa nella sua complessa varietà di vissuti. Una città come la nostra è seducente, ma non per questo aperta all’abuso turistico, alla continua violenza fisica perpetrata da orde di visitatori. E’ per questo che rimaniamo costernati quando i turisti si tuffano nella fontane o cavalcando i leoni dei monumenti antichi o semplicemente approfittano di una bellezza che apparentemente si dona gratuitamente, ma che gratuita non è in quanto frutto della storia e dei secoli. Come potremmo mai essere romani senza questa bellissima città che ci avvolge nel suo splendore?